"E' proprio dei giovani come voi essere affascinati da stregoni e sortilegi, e pensare che a essi sia riservato il privilegio di donare la fortuna e cambiare la vita.Ma esistono altre persone che compiono miracoli e prodigi, nascoste negli angoli della città e della storia.
Se vedi uno stregone con un copricapo di piume di orokoko che cammina sopra i tetti, fa volare le edicole e fa cadere polvere d'oro sui passanti, può darsi che la tua vita stia per cambiare, ma molto più probabilmente stai vedendo un video musicale.
Se vedi una persona che non si rassegna alle cerimonie dei tempi, che prezioso e invisibile aiuta gli altri anche se questo non verrà raccontato in pubbliche manifestazioni, che non percorre i campi di battaglia sul bianco cavallo dell'indignazione, ma con pietà e vergogna cammina tra i feriti, ecco uno stregone....."
Se vedi uno stregone con un copricapo di piume di orokoko che cammina sopra i tetti, fa volare le edicole e fa cadere polvere d'oro sui passanti, può darsi che la tua vita stia per cambiare, ma molto più probabilmente stai vedendo un video musicale.
Se vedi una persona che non si rassegna alle cerimonie dei tempi, che prezioso e invisibile aiuta gli altri anche se questo non verrà raccontato in pubbliche manifestazioni, che non percorre i campi di battaglia sul bianco cavallo dell'indignazione, ma con pietà e vergogna cammina tra i feriti, ecco uno stregone....."
(Stefano Benni, "La compagnia dei celestini")
mercoledì 20 dicembre 2017
CANZONI, CANZONI, SEMPRE CANZONI...
Però è straordinario come si trovino canzoni per caso che raccontano nei dettagli una storia vera...
sabato 18 novembre 2017
AZZARDI MUSICALI
La musica ha un ruolo importante nella mia vita: essendo per natura abbastanza eclettico, ne ascolto un po' di tutti i tipi. Ecco perché a volte mi ritrovo con pezzi come questi, in cui si mischia sacro e profano, classica e elettro. E' un'eresia? Me lo chiedo spesso... eppure, mi dico sempre, la potenza della musica è proprio questa: le note quelle sono, per tutti. Mettete le note sul tavolo e divertitevi: c'è spazio per tutti.
lunedì 25 settembre 2017
MANIFESTO
“Sia ogni uomo veloce ad ascoltare, lento a parlare” (Gc 1,19)... Fratelli, ve lo dico francamente..., io che vi parlo spesso su vostra richiesta: la mia gioia è quando ascolto piuttosto che quando parlo. E' allora che gusto la parola con certezza e la soddisfazione non è minacciata dalla vanagloria. Quando si poggia sulla solida pietra della verità, come si può dubitare di cadere nel precipizio dell'orgoglio? “Fammi sentire gioia e letizia” (Sal 51,10). Non sono mai così gioioso come quando ascolto. E' ascoltare che ci mantiene in un atteggiamento d'umiltà.
Al contrario, se prendiamo la parola... abbiamo bisogno di fare attenzione; anche se non cedo all'orgoglio, ho timore di farlo. Se ascolto invece, nessuno può togliermi la gioia (Gv 16,22), poiché nessuno ne è testimone. Come ci si riferisce del beato Giovanni, il quale godeva non tanto perché gli era dato predicare e parlare ma perché poteva ascoltare. Diceva infatti: “Ma l'amico dello sposo sta in piedi ad udirlo e si riempie di gioia alla voce della sposo” (Gv 3,29). Sta in piedi perché ascolta. Il primo uomo, anche lui, stava in piedi; da quando ha ascoltato il serpente è caduto. L'amico dello sposo è dunque "pieno di gioia alla voce dello Sposo"; la sua gioia viene non dalla propria voce di predicatore, di profeta, ma dalla voce dello Sposo stesso.
Sermone attribuita a Sant'Agostino (354-430), vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa
Cfr Discorso sul salmo 139,15; Discorsi su san Giovanni, n° 57
Cfr Discorso sul salmo 139,15; Discorsi su san Giovanni, n° 57
domenica 17 settembre 2017
OGNI VOLTA
Questa è solo per me, perché questi ricordi possa sapere dove trovarli ogniqualvolta io voglia rivederli
lunedì 4 settembre 2017
STEGOSAURI SURREALISTI
Quando parlo della Francia, anche se in pochi mi credono, dico sempre che l'aggettivo che meglio descrive i Francesi è "strani". Chi mi conosce lo sa bene: non sono cattivi, non sono stronzi, sono strani. Non mi soffermerò sui milioni di esempi che ho a riguardo, parlerò solo di quello che mi è successo oggi. Bene, tra i miei colleghi sono famoso per una cosa. Direte la mia simpatia. No. Il mio fascino. Nemmeno. La mia bravura. Magari. Sono famoso per l'accappatoio. Ebbene si: i colleghi con cui è capitato di andare in palestra o a calcetto sono sconvolti dal fatto che io esca dalla doccia in accappatoio e ciabatte. Cioè io, dopo trent'anni di onorata carriera da sportivo amatoriale, dovrei giustificarmi del fatto di non uscire da una doccia scalzo e con un asciugamano intorno alla vita. La chicca è che questa fama è arrivata fino alla mia ex-capa, che non solo mi ha assunto, ma ora è stata anche promossa a vice-capa della mia attuale capa (come spingitori di spingitori di cavalieri). Oggi la incontro dentro ascensore mentre andavo in palestra col borsone grande. Lei mi guarda sorridendo e mi fa: "Hai l'accappatoio, vero?". E io, fearless: "Naturalmente, un giorno diventerò famoso per questo". Lei se ne è andata ridendo. Io mi sono sentito un animale più raro di uno stegosauro da museo. Con l'accappatoio addosso, ovviamente.
lunedì 28 agosto 2017
VACANZE 2017, UN BILANCIO
Scrivo stasera alla fine delle mie prime vacanze da trentenne disperato. Domani rientro a Parigi e la cosa non mi entusiasma per nulla, quindi cerco di fare un piccolo bilancio di questa estate 2017.
Le mie prime vacanze da trentenne sono state due settimane di cui una passata in Sicilia con i genitori e una a Roma girovagando tra amici (i pochi che c'erano), parenti e casa.
Ammetto sinceramente che queste vacanze sono state sicuramente migliori di quelle 2016, dove l'apertura della nuova farmacia ci aveva garantito tanto lavoro e quasi zero divertimento. Mi tengo stresso quindi quello che ho avuto quest'anno, meglio di niente. Eppure non sono state delle grandi vacanze. Nono passo delle belle vacanze (quelle che proprio rientri e dici che fico, dove stacchi veramente la spina dal mondo circostante) dalla lontana crociera del 2013, una vita fa. Perché passare una parte della vacanza con i genitori mi è davvero parso triste in alcuni frangenti (per quanto io sia stato bene ovviamente). A trent'anni cazzo dovresti andare in giro a spaccare il mondo o, forse, pensare a come viaggiare con il bambino... Io niente di tutto questo, le stesse vacanze di quando di anni ne avevo solo 20.
E allora viva i miei trent'anni, viva la famiglia, viva le vacanze corte ma buone e (ma solo da domani) viva la Francia, che ci dà da mangiare pur con tutte le sue stranezze.
Le mie prime vacanze da trentenne sono state due settimane di cui una passata in Sicilia con i genitori e una a Roma girovagando tra amici (i pochi che c'erano), parenti e casa.
Ammetto sinceramente che queste vacanze sono state sicuramente migliori di quelle 2016, dove l'apertura della nuova farmacia ci aveva garantito tanto lavoro e quasi zero divertimento. Mi tengo stresso quindi quello che ho avuto quest'anno, meglio di niente. Eppure non sono state delle grandi vacanze. Nono passo delle belle vacanze (quelle che proprio rientri e dici che fico, dove stacchi veramente la spina dal mondo circostante) dalla lontana crociera del 2013, una vita fa. Perché passare una parte della vacanza con i genitori mi è davvero parso triste in alcuni frangenti (per quanto io sia stato bene ovviamente). A trent'anni cazzo dovresti andare in giro a spaccare il mondo o, forse, pensare a come viaggiare con il bambino... Io niente di tutto questo, le stesse vacanze di quando di anni ne avevo solo 20.
E allora viva i miei trent'anni, viva la famiglia, viva le vacanze corte ma buone e (ma solo da domani) viva la Francia, che ci dà da mangiare pur con tutte le sue stranezze.
martedì 25 luglio 2017
PERSONAGGI IN CERCA D'AUTORE
Sarà perché oggi mi sono fatto un'ora di treno all'andata e una al ritorno o perché il mio telefonino era piuttosto scarico, fatto sta che mi son dilettato a guardare la gente intorno a me. Non so se sia stato questo esercizio sempre meno frequente o solo un insieme di fortunati eventi, per farla breve ho trovato tre personaggi in cerca d'autore che vorrei descrivervi.
La ragazza che non guarda nessuno
Ve le descriverei le ragazze parigine. Sempre a duemila, sempre con il telefonino in mano a comunicare. Questa ragazza, capelli scuri con colpi di sole sulle punte, invece, era fuori dal tempo. E' entrata nella carrozza insieme a me, si è appoggiata accanto alle porte e ha smesso di vedere. Si, ha proprio smesso di vedere. Non perché abbia chiuso gli occhi, quanto perché non guardava nulla e nessuno. Testa immobile osservando qualcosa fuori dal finestrino, non ha degnato di uno sguardo nessuno dei presenti nel treno, fossero bianchi, neri, profumati, puzzoni, educati o maleducati. Neanche la carrozza era degna del suo sguardo. E, ne sono certo, neanche il paesaggio di fuori. Lei, la ragazza che non guarda nessuno, era fuori da questo mondo, in una dimensione tutta sua che a noi non è dato conoscere. Mi piace immaginare che stava tornando a casa per svestire i panni di ragazza del ventunesimo secolo per mettere quelli di una fatina vestita di azzurro, la dimensione che più le si addice. Una piccola Trilli dei nostri giorni. E' scesa a Anthony e, appoggiando le mani alle porte del treno (sempre non guardando nessuno) mi ha dato un tremendo segno di umanità: le dita rovinate. Si mangia le pellicine, la fatina. Questo nelle fiabe non lo racconta mai nessuno. Mannagia.
L'uomo di successo moderno
Il ragazzo padre
La ragazza che non guarda nessuno
Ve le descriverei le ragazze parigine. Sempre a duemila, sempre con il telefonino in mano a comunicare. Questa ragazza, capelli scuri con colpi di sole sulle punte, invece, era fuori dal tempo. E' entrata nella carrozza insieme a me, si è appoggiata accanto alle porte e ha smesso di vedere. Si, ha proprio smesso di vedere. Non perché abbia chiuso gli occhi, quanto perché non guardava nulla e nessuno. Testa immobile osservando qualcosa fuori dal finestrino, non ha degnato di uno sguardo nessuno dei presenti nel treno, fossero bianchi, neri, profumati, puzzoni, educati o maleducati. Neanche la carrozza era degna del suo sguardo. E, ne sono certo, neanche il paesaggio di fuori. Lei, la ragazza che non guarda nessuno, era fuori da questo mondo, in una dimensione tutta sua che a noi non è dato conoscere. Mi piace immaginare che stava tornando a casa per svestire i panni di ragazza del ventunesimo secolo per mettere quelli di una fatina vestita di azzurro, la dimensione che più le si addice. Una piccola Trilli dei nostri giorni. E' scesa a Anthony e, appoggiando le mani alle porte del treno (sempre non guardando nessuno) mi ha dato un tremendo segno di umanità: le dita rovinate. Si mangia le pellicine, la fatina. Questo nelle fiabe non lo racconta mai nessuno. Mannagia.
Di fronte a me sullo stesso treno della ragazza che non guarda nessuno, un uomo ben vestito con camicia bianca, pantaloni e scarpe eleganti. Capelli brizzolati con la pettinatura davanti leggermente a punta come moda impone, inizio di alopecia sulla nuca. Età indecifrabile (forse sulla quarantina?), qualche brufolo in faccia. Perché mi ha colpito? Perché dormiva. Sfinito, stremato. Dormiva in piedi. Mia mamma avrebbe commentato: in piedi ci dormono i cavalli. No mamma, ci dorme anche l'uomo di successo moderno. Come, non lo so: sballonzolava qui e là, ogni tanto apriva gli occhi per vedere la stazione, per richiuderli deluso dal fatto che ancora non fosse arrivato a casa. Alle sette di sera questo uomo non aveva più neanche la forza di reggersi in piedi. Mi piace pensare alla sua storia: troppo lavoro? Forse, ma allora perché rientrare a casa "solo" alle sette? No, non ci credo. E allora cosa? Notte ad alta tensione sessuale con una collega o una tipa conosciuta a un aperitivo? Forse. Eppure la camicia era troppo ben stirata, pieghe solo sopra la cinta dei pantaloni; in più, la pettinatura alla moda ottenuta probabilmente con della lacca non mi fanno pensare a una mattinata imbarazzata passata a casa di chicchessia. Risultato: non so perché ma mi piace continuare a pensare alla soluzione pseudo-sentimentale: ulteriori indagini comunque sono necessarie. Purtroppo è sceso dopo di me. Chissà se sarà mai riuscito a rientrare a casa...
Treno di ritorno stavolta. Entra una ragazza molto giovane con un bambino piccolo in braccio. Mi fa strano, invece di entrare per prima come si converrebbe in queste situazioni, si ferma e fa passare un ragazzo. Questo ragazzo aveva una valigia enorme, ma enorme veramente. Osservo bene. Lei aveva una busta di cartone con della roba appena comprata. Capisco tutto: sono una coppia di giovani genitori, chissà se c'è il sentimento (non si vede) o se il bambino ha giustificato una relazione ancora poco matura. Sono andati a fare la spesa, si vede che in quella zona c'è un grosso supermercato poco caro che permette loro di non spendere tanto. Non sono ricchi, questo è evidente. Eppure. Eppure il ragazzo padre ha una bella tuta acetata di Emporio Armani, che molto cozza con l'ambiente umile in cui mi trovo in quel momento. Poco male mi dico, molti ragazzi qui sognano l'emancipazione esibendo vestiti con false marche per elevare, almeno all'apparenza, la loro posizione sociale. Eppure. Eppure c'è un particolare che ho fatto fatica a mettere a fuoco, anche se vi posso assicurare che era estremamente ben visibile. Il ragazzo padre aveva due orecchini a forma di coccodrillo della Lacoste finti dorati e di grandezza maggiore del vero coccodrillo Lacoste sugli abiti ufficiali. Cerco di tradurre più facilmente: aveva due siluri durati sui lobi delle orecchie. Orribile, terribile, disumano, non so che aggettivo trovare. Un ragazzo padre, che non ha mai degnato di uno sguardo il figlio (baciato dalla sola giovane mamma) ma che ha raggiunto il livello più basso di rispettabilità esteriore che io abbia visto. E da lì via con i pensieri, il futuro, il bambino futuro attentatore che cerca di riscattare così il suo passato (presente) difficile. Ma questa è un'altra storia.
Non c'è bisogno di dirvi che vi assicuro ovviamente che i personaggi sono tutti veri. Le ricostruzioni invece, chissà. Magari la ragazza che non guarda nessuno aveva una vita normalissima, magari l'uomo moderno tornava solo a casa dalla moglie dopo una giornata stancante, magari il ragazzo padre non era padre ma solo esibizionista. La verità è che nonostante tutto mi piace mantenere il ricordo dell'impressione che mi hanno fatto e dei pensieri e delle storie che mi hanno ispirato. La verità è che non ho mai smesso di essere un terribile incrocio tra Edward Bloom e Amelie Poulain.
domenica 23 luglio 2017
martedì 9 maggio 2017
EVOLUTION
Premessa: post intimo, solo per pochi.
Ci pensavo da molto tempo, ero curioso di vedere il risultato. Siamo ufficialmente a un anno dall'inizio di un percorso difficile e che durerà tanto tempo ancora. Una presa di coscienza con le azione che ne conseguono. Per essere estremamente chiari: da sinistra a destra, io a luglio 2014, io un anno fa, io oggi.
Vedendo le immagini, scoppierei volentieri a piangere, lo dico davvero.
Non riconosco la persona sulla sinistra, anche se so fin troppo bene chi è. So cos'ha vissuto, so che periodo era quell'estate 2014, so tutto di lui, ma non sono io. E invece no, questa considerazione è stata alla base del male. Per questo, nell'epoca dei social e in questo blog che tanto ha scritto di me, di chi sono e di chi sono stato, voglio che rimanga perenne una traccia a peritura memoria. Se non altro per tutte quelle persone (tante) che, nonostante tutto, mi sono rimaste vicino. Che non si sono fatte condizionare, che forse hanno anche provato a spiegarmi ma senza troppo successo purtroppo (sempre detto che pecco di superbia).
E allora eccoci, nudi sui social per raccontare una storia. La mia. Sperando ovviamente che dagli errori si impari per il futuro.
Ci pensavo da molto tempo, ero curioso di vedere il risultato. Siamo ufficialmente a un anno dall'inizio di un percorso difficile e che durerà tanto tempo ancora. Una presa di coscienza con le azione che ne conseguono. Per essere estremamente chiari: da sinistra a destra, io a luglio 2014, io un anno fa, io oggi.
Vedendo le immagini, scoppierei volentieri a piangere, lo dico davvero.
Non riconosco la persona sulla sinistra, anche se so fin troppo bene chi è. So cos'ha vissuto, so che periodo era quell'estate 2014, so tutto di lui, ma non sono io. E invece no, questa considerazione è stata alla base del male. Per questo, nell'epoca dei social e in questo blog che tanto ha scritto di me, di chi sono e di chi sono stato, voglio che rimanga perenne una traccia a peritura memoria. Se non altro per tutte quelle persone (tante) che, nonostante tutto, mi sono rimaste vicino. Che non si sono fatte condizionare, che forse hanno anche provato a spiegarmi ma senza troppo successo purtroppo (sempre detto che pecco di superbia).
E allora eccoci, nudi sui social per raccontare una storia. La mia. Sperando ovviamente che dagli errori si impari per il futuro.
venerdì 21 aprile 2017
MAI BANALE
In queste ultime ore riflettevo per l'ennesima volta su un qualcosa che mi sorprende sempre di più: la banalità del male. Ecco le immagini dell'attentato alla polizia sugli Champs Elysées (andando a lavoro vedo tutti i giorni l'Arco di Trionfo, sento l'avvenimento molto vicino a me):
http://video.repubblica.it/dossier/iraq-avanzata-is/attacco-sugli-champs-elysees-gli-spari-ripresi-in-diretta-da-un-passante/273782/274313?video&ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T2
Guardando queste immagini, che hanno fatto il giro del mondo, che hanno fatto spaventare tante persone, che potrebbero (si dice) addirittura influenzare le elezioni presidenziali di domenica, mi rendo conto che sono di una banalità devastante. Spari di qualche secondo, come se ne sentono a volte in una foresta nel periodo di caccia, e poi tutto finito. In questi pochi, banali secondi, sono successe tante cose: due persone sono morte, almeno altri due sono stati feriti gravemente, tantissime persone presenti sono spaventate e forse sotto shock, i giornali del mondo fanno i titoloni in prima pagina e i TG escono con edizioni speciali. Commentatori TV ci spiegano per l'ennesima volta i rapporti tra Islam e integrazione, i politici si battono sull'importanza di chiudere o meno le frontiere, la gente guardando la TV e leggendo i giornali si preoccupa o si incazza per poi andare a votare per questo o quell'altro candidato. Qualche secondo, degli spari, e poi tutto finito.
A volte sembra che il male, che un attentato, sia qualcosa di grande e spaventoso. La realtà è ben diversa. E forse è proprio questo che mi fa più paura.
http://video.repubblica.it/dossier/iraq-avanzata-is/attacco-sugli-champs-elysees-gli-spari-ripresi-in-diretta-da-un-passante/273782/274313?video&ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T2
Guardando queste immagini, che hanno fatto il giro del mondo, che hanno fatto spaventare tante persone, che potrebbero (si dice) addirittura influenzare le elezioni presidenziali di domenica, mi rendo conto che sono di una banalità devastante. Spari di qualche secondo, come se ne sentono a volte in una foresta nel periodo di caccia, e poi tutto finito. In questi pochi, banali secondi, sono successe tante cose: due persone sono morte, almeno altri due sono stati feriti gravemente, tantissime persone presenti sono spaventate e forse sotto shock, i giornali del mondo fanno i titoloni in prima pagina e i TG escono con edizioni speciali. Commentatori TV ci spiegano per l'ennesima volta i rapporti tra Islam e integrazione, i politici si battono sull'importanza di chiudere o meno le frontiere, la gente guardando la TV e leggendo i giornali si preoccupa o si incazza per poi andare a votare per questo o quell'altro candidato. Qualche secondo, degli spari, e poi tutto finito.
A volte sembra che il male, che un attentato, sia qualcosa di grande e spaventoso. La realtà è ben diversa. E forse è proprio questo che mi fa più paura.
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giovedì 30 marzo 2017
JE SO' PAZZO
Uno dei miei obbiettivi per i miei trent'anni è stato ufficialmente imparare a risolvere il cubo di Rubik. Penso seriamente che una persona seria e stimata a trent'anni non possa non saper risolvere il cubo di Rubik. E' una questione di dignità e prestigio.
Mi sono messo sotto e sto tuttora imparando gli algoritmi. Ma la cosa strana, quella che più mi fa uscire di testa, non sono tanto le combinazioni "sotto, destra orario due volte, sinistra antiorario", ma piuttosto la sensazione che ho quando mi capita di finirlo. Quasi un fastidio. Perché, diciamocelo, a me tutti quei colori così belli ordinati e coerenti, non piacciono proprio per niente.
Mi sono messo sotto e sto tuttora imparando gli algoritmi. Ma la cosa strana, quella che più mi fa uscire di testa, non sono tanto le combinazioni "sotto, destra orario due volte, sinistra antiorario", ma piuttosto la sensazione che ho quando mi capita di finirlo. Quasi un fastidio. Perché, diciamocelo, a me tutti quei colori così belli ordinati e coerenti, non piacciono proprio per niente.
domenica 12 marzo 2017
PACCA SULLE SPALLE
Questo spazio oramai è diventato uno sfogatoio quasi privato nel mondo dell'etere, quindi posso dire abbastanza liberamente quello che mi passa per la testa. Il tema del giorno sono i ringraziamenti. Non nel senso assoluto, ma nel senso di Acknoledgements in papers scientifici. La gente mi chiede di rivederli, rileggerli, correggerli. A volte di fare delle nuove figure, che loro magari utilizzeranno. Ho passato ore appresso a queste cose. Col piccolo, insignificante dettaglio che poi, in questi acknolodgements, non vengo neanche nominato. Dettaglio insignificante in effetti: non ci guadagno niente io ad essere ringraziato. Niente dal punto di vista della carriera, niente dal punto di vista del prestigio professionale. E' solo che, forse, lo vedo come un lavoro non pagato. Pacca sulle spalle: detto (solo) tra noi, sei un grande.
venerdì 3 marzo 2017
SULLA STRADA
Io, diciamocelo, delle donne non ci ho mai capito un cazzo. Non che altri ci abbiamo capito, beninteso. Io, però, ancora meno.
Eppure ci sono momenti, istanti forse, in cui mi dico che forse non mi sto sbagliando, che forse lei è interessata, che forse alcuni contatti fortuiti con una collega non sono poi tanto fortuiti. Lei è brillante, intelligente, imperscrutabile. Non dimenticherò mai l'immagine di lei come un foglio bianco purissimo sfregiato da un segno nero, indelebile.
Poi mi guardo indietro, dentro, e trovo tante risposte e ancora più domande. Fino a che, alla fine, prevale la risposta: no, non è, lei e lo sai.
E' vero, lo so benissimo. E allora si va avanti, come sempre.
Eppure ci sono momenti, istanti forse, in cui mi dico che forse non mi sto sbagliando, che forse lei è interessata, che forse alcuni contatti fortuiti con una collega non sono poi tanto fortuiti. Lei è brillante, intelligente, imperscrutabile. Non dimenticherò mai l'immagine di lei come un foglio bianco purissimo sfregiato da un segno nero, indelebile.
Poi mi guardo indietro, dentro, e trovo tante risposte e ancora più domande. Fino a che, alla fine, prevale la risposta: no, non è, lei e lo sai.
E' vero, lo so benissimo. E allora si va avanti, come sempre.
lunedì 23 gennaio 2017
PASSEGGIATA AMERICANA
Mi sono accorto negli ultimi giorni che c'è un percorso qui, da queste parti, che mi rende felice. Invece di passare per il centro commerciale, invece che passare accanto a Vapiano, invece che fare il giro per le case popolari, si passa (allungando molto) accanto alla Grande Arche per arrivare di fronte alle torri della Societé Générale.
Non so se è anche perché in questi giorni fa veramente un freddo cane, non so se c'è di mezzo il fatto che siano grattacieli (forse si, ma ce ne sono altri in zona...), fatto sta che ogni volta che ci passo ho l'impressione di camminare in una città qualunque degli Stati Uniti, a metà tra una Boston e una Charlotte. E questo mi fa bene, mi fa felice, il mio cervello (che forse non ha ancora del tutto assorbito lo shock americano, ammesso che un giorno lo riesca a gestire) è in pace. E ripenso ai giorni passati lì, rivivo le mie passeggiate notturne solitarie nel gran freddo, rivivo i pensieri di allora e li comparo a quelli di oggi. Mi rendo conto che i soggetti sono diversi, le paura sono diverse, anche i sogni forse... I punti fermi quelli no, per fortuna sono sempre gli stessi.
E allora viva questa passeggiata americana, piccolo trucco per ingannare la mente attraverso i sensi: rientro a casa felice, appagato, come quando a Boston riuscivo a camminare in posti che, pubblici, erano in realtà solo miei.
E allora viva questa passeggiata americana, piccolo trucco per ingannare la mente attraverso i sensi: rientro a casa felice, appagato, come quando a Boston riuscivo a camminare in posti che, pubblici, erano in realtà solo miei.
lunedì 9 gennaio 2017
PALE BLUE DOT
Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L'insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.
Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare per un momento padroni di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l'illusione che noi si abbia una qualche posizione privilegiata nell'Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.
La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c'è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora.
Che ci piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l'astronomia è un'esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l'uno dell'altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l'unica casa che abbiamo mai conosciuto.
Carl Sagan
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