"E' proprio dei giovani come voi essere affascinati da stregoni e sortilegi, e pensare che a essi sia riservato il privilegio di donare la fortuna e cambiare la vita.Ma esistono altre persone che compiono miracoli e prodigi, nascoste negli angoli della città e della storia.
Se vedi uno stregone con un copricapo di piume di orokoko che cammina sopra i tetti, fa volare le edicole e fa cadere polvere d'oro sui passanti, può darsi che la tua vita stia per cambiare, ma molto più probabilmente stai vedendo un video musicale.
Se vedi una persona che non si rassegna alle cerimonie dei tempi, che prezioso e invisibile aiuta gli altri anche se questo non verrà raccontato in pubbliche manifestazioni, che non percorre i campi di battaglia sul bianco cavallo dell'indignazione, ma con pietà e vergogna cammina tra i feriti, ecco uno stregone....."
(Stefano Benni, "La compagnia dei celestini")

martedì 21 febbraio 2012

LA PICCOLETTA DE CASA

Ammetto, stasera la forza di scrivere non ce l'ho. La trovo solo perchè lo devo fare, perchè è doveroso che lo faccia. Lo farò in maniera forse retorica, forse inadeguata al luogo e al vostro tempo che perdete leggendo, ma è l'unica cosa che mi sento di fare: dire cosa mi passa per la testa. Non mi dilungherò sui ricordi, che ancora fanno troppo male. Dirò solo poche righe su quello che mi resta.
In un momento storico particolare, in cui ti insegnano che non salutare una volta in più non è grave, che il richiedere l'attenzione delle persone è dare fastidio, che nel caos quotidiano non c'è spazio per i sentimenti verso le persone, c'è sempre qualcuno che brilla come esempio. E non importa chi sia: ci penso, Lei lo era. Era un esempio, perchè la vedevi sempre contenta venire a chiedere una carezza (non bastavano mai!), venire a salutarti alle quattro di notte quando tornavi a casa per poi riandarsene barcollando a dormire, perchè anche nei giorni più bui sapeva sempre strapparti un sorriso. Ed è per questo che tutti - e dico tutti - le vogliono così bene. Perchè ha saputo fare quello che stiamo disimparando a fare: dare amore.
Mi sostiene quindi qualche pensiero sparso. Il fatto che Lei è stata felice quanto lo siamo stati noi con lei. Che la mia vita sarebbe stata di un triste disumano senza di Lei e che sceglierei mille volte di vivere questa sera per passare gli stessi anni insieme. Che Lei era il MIO cane, non il cane del vicino, quello che passi davanti al cancello e dici "sto cane è veramente il migliore di tutti". Tutto questo era Lei. E allora, per favore, il doveroso tributo alla piccola Arancina.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

nooooooooo quanto mi dispiace fra...ti capisco benissimo...
un abbraccio!
g10

Filippo O. ha detto...

:'(