La giornata di oggi è stata caratterizzata da una di quelle esperienza che uno difficilmente dimentica: la barca a vela. Appuntamento alle 9 di mattina, la giornata consiste di un paio d'ore di lezione molto sintetiche e un paio d'ore di esercitazione sul campo. O sul fiume, per meglio dire. Mi spiego: dopo aver illustrato brevemente le tecniche e la teoria della navigazione a vela, ti buttano in una simpatica barchetta a due e ti fanno partire nel fiume. Gli istruttori non ci sono, sono su motoscafi che pattugliano la situazione. La giornata di oggi tra l'altro era piovigginosa, fredda e ventosa. Il clima ideale per una bella navigata. Andiamo in barca io e Serafino, pronti a lanciarci alla conquista del fiume. Lui timoniere, io crew (quello che si occupa della vela). Alla seconda virata nasce un discreto affiatamento, facciamo il track (cambio di direzione into the wind) con scioltezza e prendiamo bene il vento. Soddisfatti delle nostre prestazioni decidiamo di invertire le posizioni. Pessima scelta. Io che mi sentivo un diversamente abile con quel bastone in mano, sbagliavo sempre le direzioni in cui volevo girare e a volte perdevo di vista l'obbiettivo. Lui che per prendere troppo il vento ci faceva dondolare da morire. Non poteva quindi che finire in una virata disastrosa che ha visto Serafino a tanto così dal cadere in acqua, con la barca a 90° . Salvi per miracolo (qualcuno già aveva fatto il bagno nell'acqua del fiume che, ricordiamo, non è il Tevere ma aveva un bel colorito simil-urina), riprendiamo fiato, ci facciamo una risata e ripartiamo. Anzi, in effetti non ripartiamo, perchè rimaniamo bloccati in mezzo al fiume senza schiodarci di un centimetro. La situazione, durata circa un cinque minuti, si risolve miracolosamente e riprendiamo il viaggio. Ancora una volta qualche bella virata e poi BOM, lui perde il timone durante l'ennesimo track, la barca piega tutto, io mi reggo finchè posso alla fune della vela ma alla fine scivolo e...casco sulla parte laterale della barca. Salvo non so come. Ancora asciutto. Con Serafino che stava in piedi per cercare di bilanciare l'evidente sbilanciamento. Una per uno. Da quel momento ci siamo imposti di andare molto piano, fare le cose con molta attenzione, ed è andato tutto liscio. Ammetto che toccare terra è stata una bella sensazione. Ma siamo usciti vincitori, decisamente. Abbiamo domato le acque melmose e ventose del Charles River. Rimettere a posto l'albero, il boma, la vela e tutti i lacci e laccetti vari è stata una passeggiata, soprattutto sulla terra ferma.
Da ricordare anche la cena insieme (un paninaccio in un posto qualsiasi) in cui abbiamo discusso di sistema giudiziario americano e di come se uno in America fa per rubare qualcosa ma prima di uscire lo rimette e posto preso dai sensi di colpa, è colpevole di furto, e di come e perchè i soldi siano tutto per i loro processi. La società americana ha molte cose da sottolineare a penna rossa.
1 commento:
ahahahahahahah è stato quantomeno esilarante leggere della vostra avventura in barca...immagino che il fiume fosse freddino visto che avete tentato in tutti i modi di non caderci dentro...;)
g10
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