"E' proprio dei giovani come voi essere affascinati da stregoni e sortilegi, e pensare che a essi sia riservato il privilegio di donare la fortuna e cambiare la vita.Ma esistono altre persone che compiono miracoli e prodigi, nascoste negli angoli della città e della storia.
Se vedi uno stregone con un copricapo di piume di orokoko che cammina sopra i tetti, fa volare le edicole e fa cadere polvere d'oro sui passanti, può darsi che la tua vita stia per cambiare, ma molto più probabilmente stai vedendo un video musicale.
Se vedi una persona che non si rassegna alle cerimonie dei tempi, che prezioso e invisibile aiuta gli altri anche se questo non verrà raccontato in pubbliche manifestazioni, che non percorre i campi di battaglia sul bianco cavallo dell'indignazione, ma con pietà e vergogna cammina tra i feriti, ecco uno stregone....."
(Stefano Benni, "La compagnia dei celestini")

sabato 2 giugno 2007

POESIA LATINA


Vorrei spezzare una lancia a favore della Letteratura Latina tanto bistrattata dagli studenti liceali. Si studiano cose meravigliose e liriche inarrivabili, anche se spesso ci viene nascosta la parte più ludica della materia... Eh si, perchè si dà il caso che i Romani amassero versi, come dire, "sporcaccioni": leggete questo componimento, attribuibile a Marziale....


Obscure poscere tibi dicere: "Da mihi, quod tu
des licet assidue, nil tamen inde perit.
Da mihi, quod cupies frustra dare forsitan olim,
cum tenet obsessas invidia barba genas,
quodque Iovi dederat qui raptus ab alite sacra
miscet amatori pocula grata suo,
quod virgo prima cupido dat nocte marito,
dum timet alterius volnus inepta loci".
Simplicius multo est "Da pedicare" Latine
dicere. Quod faciam? Crassa Minerva mea est.


Per enigmi avrei potuto dirti: "Dammi la cosa
che tu incessantemente puoi largire, senza che mai finisca,
quella cosa che forse un giorno invano vorrai dare
quando una barba livida ti accerchierà le guance senza scampo,
quella cosa che aveva dato a Giove colui che dalle sacre piume ratto
ora mesce al suo amante soavi coppe,
la cosa che la vergine dò la prima notte al marito infoiato
quando sgomenta teme di sentirsi ferire l'altro lato".
Ma è più semplice dirti alla romana "Dammi il culo".
Che vuoi che faccia? Mi ispira una saggezza grossolana.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

che finezza:P:P

Anonimo ha detto...

Manco Adam raggiunge certi livelli di raffinatezza :D